Buon pomeriggio lettori e buon sabato!
Oggi, la mia bravissima collaboratrice Tiziana ci parla di un nuovo libro:
Milano Noir di Francesco Fontana
Titolo: MILANO NOIR. LE INDAGINI DELL'ISPETTORE BATTISTON
Autore: Francesco Fontana
Anno: 2018
Genere: raccolta di racconti gialli
Pagine: 144
TRAMA:
Milano, anni ‘70, il suo centro, le sue periferie: un Ispettore di Polizia che ama molto il suo lavoro e moltissimo la collega che gli spediscono in “punizione” da Venezia. Sullo sfondo di una metropoli fascinosamente grigia, si dipanano tra nebbie, smog, brina e ombre lunghe queste prime inchieste di Stefano Battiston, un poliziotto serio, molto “italiano” e per nulla “americano”; e cresce il sentimento che lo unisce, in un trio di ferro, alla sua compagna Samuela, timida ma dotata di un karate micidiale, e al suo amico Antonio Vìcari, gentiluomo siculo che, dopo una vita di lavoro fianco a fianco, gli dà ancora del “voi”. Proprio come si usava una volta...RECENSIONE:
Premetto che le raccolte di racconti solitamente non incontrano i miei favori…
Ecco, in questo caso faccio un’eccezione: li ho trovati eccezionali ed avvincenti! Ci si appassiona all'Ispettore Battiston ed alle sue inchieste di polizia!
L’autore dice del suo libro:
Quanto alla trama, posso dire che si tratta di 7 racconti ambientati nella Milano, degli anni '70 a sfondo giallo ma soprattutto noir, 7 racconti che vogliono farci riassaporare l'aria di quel mitico decennio prendendo spunto da alcuni eventi misteriosi su cui indaga l'ispettore Battiston assieme alla timida ma micidiale sua compagna Samuela e assieme all'amico di una vita Vìcari. In quei 7 racconti mi concedo anche due brevi "evasioni" nella mia città (Mestre) e nell'assolata Sicilia. Il fascino di Milano, come sempre secondo il mio modo di vedere, confina con i suoi lati negativi: lo smog, la frenesia, il grigiore
Ho trovato la scrittura veloce, fluida ed intensa, che fa vivere le atmosfere della Milano di quel periodo – e chi, come me, è della generazione degli anni 70 ed è vissuto a Milano, sa cosa voglio dire .
Non vedo l'ora che esca il sequel!
Lo consiglio vivamente!
BREVE ESTRATTO da: “Uno sparo nella nebbia”
Come ogni domenica Sveva Forcellati aveva lasciato sua sorella, molto più vecchia di lei, nella loro casa di via Manzoni per recarsi a portare fiori ai defunti in un piccolo cimitero immerso nella grassa e vaporosa campagna autunnale verso Vigevano.
L’anziana Cesira Forcellati non si muoveva ormai molto e soprattutto soffriva l’umidità eccessiva delle bassure pavesi durante la stagione fredda. Per questo non seguiva la sorella nelle visite ai loro morti almeno da ottobre a marzo, ma dava a lei l’incarico di portare il proprio saluto a nonni, zii, cugini e genitori lì sepolti.
Molti anni dividevano Sveva da Cesira la quale, dopo i sessanta, aveva iniziato a soffrire di reumatismi e asma. Mentre Cesira era vedova da tempo immemore, fortunatamente per lei Sveva, di circa vent’anni più giovane, non si era mai sposata, e aveva potuto prendersi cura con grande zelo della sorella invalida.
Ormai Cesira iniziava a intravedere il traguardo della settantina e in alcune giornate sembrava quasi perdere la voglia di vivere; Sveva invece, che aveva appena tagliato il nastro dei cinquanta, ma ne dimostrava almeno dieci di meno, continuava a fare strage di cuori. La sua attività erotico – sentimentale avveniva in segreto, senza grandi ostentazioni, perché il proprio ruolo nella vita pubblica era ormai quello della brava dama che tiene compagnia alla congiunta più vecchia provvedendo ai suoi bisogni, organizzandone le giornate e dimostrando di avere tanto buon cuore di fronte al vicinato, ai conoscenti, e ai pochi parenti rimasti. Gran parte della famiglia era trapassata e le varie eredità sommatesi nel tempo consentivano alle Forcellati di campare in una bella casa, nella zona più prestigiosa di Milano, con l’aiuto naturalmente di una discreta servitù.
Quella domenica mattina di fine ottobre Sveva, prima di uscire nella pungente aria autunnale, si era assicurata che la sorella stesse bene, avesse da mangiare e si sentisse comoda al calduccio del loro appartamento. Mentre Cesira, religiosissima, si apprestava a seguire la Santa Messa in televisione, Sveva scendeva alla piccola corte interna ove era posteggiata la sua Giulia per puntare dritta verso il vigevanese.
Naturalmente la visita al cimitero era solo una tappa nella domenica di Sveva, e neppure la principale. Vigevano, oltre a essere vicina al cimitero di famiglia, era soprattutto la città dove viveva Filippo Bernasconi, focoso trentacinquenne conosciuto alcuni mesi prima e presto entrato nelle grazie della Circe di via Manzoni.
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