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Recensione i Posseduti di Elif Batuman

Buongiorno lettori,
Oggi Tiziana ci parlerà di un nuovo libro: I posseduti di Elif Batuman.

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Titolo: I POSSEDUTI
Autore: Elif Batuman
Anno: 2012
Genere: Nonfiction
Pagine: 320
Editore: Einaudi
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TRAMA
"Cos'è che ami, quando sei innamorata? I suoi vestiti, i suoi libri, il suo spazzolino da denti. Tutti i beni di consumo, che prima erano estranei, vengono magicamente riabilitati come aspetti della persona. Dopo che Evgenij Onegin scompare nel settimo capitolo, Tat'jana comincia ad andare in visita nella sua tenuta abbandonata. Guarda i segni che ha lasciato sul biliardo, la sua biblioteca, il suo frustino, "tutto le pare inestimabile". "Chi era dunque lui" domanda riflettendo sui suoi libri, esaminando i segni lasciati sui margini dall'unghia del suo pollice". 
Il nostro rapporto con la letteratura non è forse sottomesso alla stessa costellazione sentimentale?
Non è, anche questa, un'allegoria della lettura? Come Tat'jana cerchiamo tra le pagine di un libro le tracce di un personaggio e del suo autore, tentiamo di ricostruire, a partire da un'assenza, un'essenza. Esponendoci al rischio inevitabile, incalcolabile - del disastro, del fallimento. Allora "I posseduti", come il romanzo e come la critica letteraria (generi a cui allo stesso tempo appartiene e che trascende), è il racconto di una storia d'amore. Come il protagonista della "Montagna magica" di Thomas Mann, che arriva in un sanatorio svizzero per una visita di tre settimane al cugino e
vi rimane per sette anni a causa, si può dire, dell'amore, così Elif Batuman a tutto pensava tranne che a dedicarsi alla vita accademica: eppure resterà a Stanford sette anni per un dottorato sulla forma del romanzo russo.

RECENSIONE:
INCIPIT. "In La montagna incantata di Thomas Mann un giovane di nome Hans Castorp arriva in un sanatorio svizzero per fare visita di tre settimane al cugino tubercolototico. Benché personalmente non sia affetto dalla malattia, in un modo o nell'altro Castorp finisce col fermarsi in quel sanatorio per sette anni. La trama di La montagna incantata rispecchia la storia della sua composizione: Mann iniziò con l'intenzione di scrivere un racconto ma finí per produrre un romanzo di milleduecento pagine. Nonostante sia un libro molto complesso, la domanda centrale che pone è semplicissima: come fa una persona che di fatto non è affetta da tubercolosi a trascorrere sette anni in un sanatorio? Da parte mia, mi pongo spesso una domanda simile: come fa una persona che in realtà non aspira a una carriera universitaria a passare sette anni in un sobborgo californiano a studiare la forma del romanzo russo?".
Ora, nel mese di dicembre ho letto L'idiota di Batuman e mi aveva talmente convinto che ho deciso di leggere il suo libro d'esordio: I posseduti.
E cosa leggo subito nelle prime righe?
Parte citando La montagna incantata che è uno dei miei romanzi preferiti!!! Quando tutto si incasella....
Da cosa deriva il titolo di questo romanzo? Lo dice la stessa scrittrice nel libro: "è mutuato dal romanzo più bizzarro di Dostoevskij, I demoni, che in passato è stato tradotto con il titolo I posseduti, e narra la discesa nella pazzia di un circolo di intellettuali in una remota provincia russa: sotto certi aspetti, una vicenda analoga alle mie esperienze durante la scuola di specializzazione".
Questo libro si può definire come un mix tra un libro di formazione, un diario di viaggio ed un saggio che tratta fondamentalmente del suo amore per la letteratura russa e del suo districarsi tra i romanzi russi: rincorrendo i protagonisti ed i loro autori in sperduti ed improbabili villaggi uzbeki alla loro scoperta, introducendo il lettore nel lessico e nella cultura uzbeka, soggiornando a Samarcanda e presentandosi ai convegni su Tolstoj in infradito e camicia di flanella causa bagaglio smarrito dalla compagnia aerea.
Penso che il punto focale del libro ben sia espresso in queste righe dove lei stessa dice: “Quanto alla storia, mi sembrava pedantesca, priva di ambizioni. Perché affannarsi per dimostrare cose che nessuno avrebbe contestato comunque, come il fatto che un autore venuto prima avesse influenzato uno venuto dopo? In realtà all’epoca ero priva di coscienza storica, e non mi interessava acquisirne una. Privilegiare gli eventi storici mi sembrava una scelta miope, semplicemente perché le cose erano andate a quel modo solo per puro caso. Perché essere schiava della verità arbitraria? La verità non mi interessava. Mi interessava invece la bellezza.”  
Tuttavia, devo dire che - nonostante la scrittura tenti di essere umoristica e susciti curiosità - il libro mi ha un po’ deluso e non so se iniziando da questo, avrei letto L’idiota, che ho trovato decisamente più interessante; inoltre, se prima non si sono letti i libri citati nel libro, alcuni passaggi risultano difficili.
Concludo citando la battuta finale del libro, con cui concordo appieno:

"Se potessi ricominciare oggi, sceglierei di nuovo la letteratura. Se le risposte esistono, in questo mondo o nell'universo, sono ancora convinta che le troveremo proprio là" 


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